LA PRATICA DELLA CONSAPEVOLEZZA

ORIGINE E STORIA
La pratica della Mindfulness, ovvero la consapevolezza che emerge al prestare attenzione all’esperienza del momento presente in modo intenzionale e non giudicante, nasce dalla cultura orientale. Il merito di essere stata portata nella cultura occidentale va a Jon Kabat-Zinn, biologo molecolare, che nel 1979 ha fondato la Stress Reduction Clinic (Clinica per la riduzione dello stress), organizzando il programma MBSR (Mindfulness-based Stress Reduction). Da quel momento migliaia di persone negli Stati Uniti e in Europa si sono avvicinate a questa pratica e hanno intrapreso il programma di apprendimento della Mindfulness, come via di gestione dello stress e come percorso personale di cura.
Dal 1979 ad oggi, gli studi di efficacia della Mindfulness si sono moltiplicati, portando numerosi dati di efficacia di questa pratica in numerosi ambiti: patologie cardiovascolari (ipertensione, aritmie); gastrointestinali (colon irritabile, colite ulcerosa, gastrite, colite); dermatologiche (dermatiti e psoriasi); oncologia; disturbi della salute mentale (ansia, depressione, disturbi alimentari, del controllo degli impulsi, abuso di sostanze, disturbi di personalità e dell’umore, ecc.).
APPLICAZIONI EDUCATIVE E CLINICHE: RISCONTRI SCIENTIFICI
William James e Ramòn Y Cajal sono stati tra i primi a esplorare la plasticità cerebrale, considerata oggi una parte essenziale del processo di apprendimento e dell’adattamento cerebrale.
La plasticità cerebrale è la capacità del cervello di adattarsi e cambiare in base alle esperienze e agli stimoli esterni. Questo concetto, che deriva dal greco plastos (modellato), indica come il cervello possa modificare le sue connessioni e funzioni, sia per apprendere nuove informazioni sia per riparare danni.
La plasticità del cervello è essenziale durante lo sviluppo e si adatta anche ai cambiamenti come l’invecchiamento o i danni cerebrali. Questo avviene principalmente in due modi: modificando il modo in cui i neuroni comunicano tra loro attraverso le sinapsi e creando nuove connessioni tra i neuroni. Questi cambiamenti possono essere veloci e temporanei, oppure più profondi e permanenti.
Gli studi scientifici hanno dimostrato che la meditazione Mindfulness, anche se praticata per poche settimane, induce cambiamenti positivi nel cervello e ristruttura le reti neuronali. Ecco alcuni dei risultati osservati:
- Riduce i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress. Studi confermano che la mindfulness abbassa la produzione di cortisolo (Matousek et al., 2010; Jacobs Tonya et al., 2013; Tange et al., 2007).
- Abbassa i livelli di citochine, sostanze chimiche infiammatorie associate allo stress e alla depressione (Witek-Janusek et al., 2008; Rosenktanz et al., 2013).
- Aumenta melatonina e serotonina, neurotrasmettitori che contribuiscono alla stabilità dell’umore, alla creazione di emozioni positive, alla prevenzione dello stress e ai processi di invecchiamento (Solberg et al., 2004; Yu X et al., 2011; Larouche et al., 2015).
- Incrementa il rilascio di dopamina, legata al benessere, e potenzia l’attività nelle aree cerebrali responsabili della regolazione dell’umore e dell’attenzione (Kjaer et al., 2002; Rubia, 2009; Chiesa et al., 2010).
- Riduce l’attività e lo spessore dell’amigdala, una regione del cervello associata alle reazioni di stress, paura e ansia, spesso iperattiva nelle persone con depressione (Creswell et al., 2007; Way et al., 2010).
- Diminuendo la ruminazione, cioè il pensiero incessante, grazie alla riduzione dell’attività della rete cerebrale di default, che è legata all’infelicità (Brewer et al., 2011).
- Incrementa l’attività nella corteccia prefrontale sinistra, associata a sensazioni di benessere, emozioni positive e regolazione delle emozioni (Richard Davidson et al., 2003).
- Stimola il sistema nervoso parasimpatico, contribuendo a ridurre il battito cardiaco e la pressione arteriosa, promuovendo il recupero dalle reazioni di stress (Melville et al., 2012).
- Rafforza la risposta immunitaria, suggerendo che la meditazione può migliorare il sistema immunitario (Richard Davidson et al., 2003; Tange et al., 2007).
- Aumenta lo spessore della materia grigia, particolarmente nell’ippocampo, che è cruciale per l’apprendimento e la memoria (Hozel et al., 2011).
I benefici della mindfulness continuano ad espandersi ogni anno, alimentati dall’interesse crescente e dalla ricerca scientifica. Questo ha portato ad una diffusione della pratica in diversi ambiti, con l’obiettivo principale di migliorare il benessere mentale e fisico delle persone.
Possiamo riassumere i benefici della pratica nelle seguenti aree di applicazione:
Sviluppo Personale:
- Miglioramento della conoscenza e della consapevolezza di sé;
- Riduzione di ansia e stress;
- Incremento del benessere mentale e della serenità;
- Sfruttamento ottimale delle proprie potenzialità;
- Aumento della felicità e del senso di appagamento;
- Gestione del tempo più efficace;
- Potenziamento dell’intelligenza emotiva;
- Miglioramento delle capacità comunicative e dell’ascolto;
- Rafforzamento delle relazioni interpersonali.
Crescita Professionale e Prestazionale:
- Miglioramento delle prestazioni lavorative;
- Potenziamento delle abilità di leadership e lavoro di squadra;
- Sviluppo del potenziale individuale;
- Comunicazione più efficace e ascolto consapevole;
- Aumento della produttività e gestione del tempo;
- Potenziamento dell’intelligenza emotiva.
Ambito Educativo e Scolastico:
- Gestione dello stress per insegnanti e studenti;
- Miglioramento dell’apprendimento e della concentrazione;
- Regolazione delle emozioni e aumento dell’intelligenza emotiva;
- Sviluppo dell’empatia e capacità d’ascolto;
- Miglioramento della comunicazione.
Ambito Familiare:
- Miglioramento del rapporto tra genitori e figli;
- Supporto educativo per bambini e adolescenti;
- Sviluppo dell’ascolto consapevole e regolazione cognitiva ed emotiva;
- Gestione dello stress familiare.
Salute Mentale:
- Controllo dell’ansia e degli attacchi di panico;
- Gestione dello stress e prevenzione delle ricadute depressive;
- Trattamento dell’insonnia, delle dipendenze e delle psicosi;
- Incremento dell’intelligenza emotiva.
Ambito Clinico:
- Riduzione del carico di stress prolungato e gestione del dolore;
- Benefici metabolici e alterazioni ormonali positive;
- Miglioramento del sistema immunitario e della gestione di malattie croniche;
- Rallentamento dell’invecchiamento e miglioramento del rapporto medico-paziente.
Ambito Neurologico:
- Cambiamenti strutturali e funzionali nel cervello;
- Riduzione dell’attività dell’amigdala e possibile prevenzione della demenza;
- Promozione della neurogenesi e miglioramento dei disturbi dell’attenzione e autoregolazione.
Ambito Sportivo:
- Miglioramento delle prestazioni sportive e gestione dello stress;
- Potenziamento delle abilità di leadership e dell’autoregolazione;
- Maggiore concentrazione e regolazione delle emozioni negative.
L’applicazione clinica della Mindfulness è esclusivamente possibile per personale sanitario adeguatamente formato e specializzato.
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